Pensieri

Sincerità radicale

Ogni singolo giorno della nostra vita diciamo ad amici, parenti e colleghi tante piccole, innocenti bugie. Lo facciamo tutti, e la cosa non ci infastidisce particolarmente. Il giornalista A.J. Jacobs ha fatto un esperimento: ha provato ad essere totalmente (o meglio, radicalmente) sincero per un certo periodo di tempo. Per farlo si è rivolto all’esperto di sincerità Brad Blanton, che ha dato vita al movimento Radical Honesty. Questo è quello che ne è venuto fuori, ovvero una riflessione su quello che può produrre la sincerità incondizionata, e su come le piccole menzogne articolano la nostra vita… Continua la lettura.

La spirale crescente delle aspettative

Barry Schwartz in un TED Talk parla della spirale crescente delle aspettative:

Io porto quasi sempre jeans. Una volta i jeans erano di un solo tipo, li compravi e vestivano malissimo, erano scomodissimi, solo dopo averli portati una vita e lavati un sacco di volte, cominciavano ad andare bene. Allora, andai a comprarne un paio nuovo quando quelli vecchi erano andati, e dissi: “Mi serve un paio di jeans, questa è la mia taglia.” Il commesso mi disse: “Li vuole slim fit, easy fit, relaxed fit?” “Li vuole con la cerniera o con i bottoni?

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Leggi il post di pubblicato il 17 agosto in Inspirational, Pensieri

Il futuro dei file

Il Mac si sta evolvendo, come ogni altra cosa, e sta cambiando in meglio ma anche in peggio, a seconda dei punti di vista. In meglio perché la strada della semplificazione è sempre un’ottima strada da imboccare, e questo lo suggerisce piuttosto chiaramente il successo senza precedenti di iOS. In peggio perché l’ultra-semplificazione dà per scontato che gli utenti siano stupidi. E se è vero che la grande maggioranza degli utenti, in effetti, ha bisogno di avere meno scelta e di avere davanti un computer facile da usare – dove ogni click è quasi scontato – c’è una parte degli utenti che non la pensa così… Continua la lettura.

Per favore, distraiti

Tempo fa si è cominciato a parlare di un problema che affligge la classica pubblicità mandata in onda in televisione: a causa del moltiplicarsi degli schermi secondari nelle mani degli spettatori, è molto facile che questi si distraggano dalle pubblicità nel momento stesso in cui queste vanno in onda. Se hai tra le mani un dispositivo come iPhone, è molto difficile che ti contentri sugli spot che passano in televisione durante il giorno. Preferirai sicuramente scorrere la timeline di Twitter, dare un’occhiata all’app di Facebook (ma il caricamento probabilmente impiegherà tutta la durata degli spot) o leggere qualche Feed RSS. Un problema collaterale, ma che interessa relativamente a chi produce contenuti, è come e quanto questi dispositivi handheld facciano distrarre gli spettatori dalla visione dai contenuti veri e propri… Continua la lettura.

Leggi il post di pubblicato il 25 luglio in Pensieri

L’errore più grande della mia vita

Avendo ventun anni, non posso davvero avere idea di quale sia l’errore più grande della mia vita, ma posso provare a indovinare qual è quella cosa che ha avuto conseguenze negative e che avrei potuto evitare. Bisogna anche dire che spesso la questione degli errori che commettiamo si riduce a questo: avrei voluto avere un atteggiamento diverso. Comunque, quello che mi sembra essere il singolo più grande errore commesso nella mia vita è l’aver vissuto per alcuni anni il futuro più intensamente del presente. Mi sono illuso che fosse un piccolo e accettabile (anzi, ammirevole) sacrificio quello di compromettere in qualche modo il presente per garantirmi un futuro migliore… Continua la lettura.

Mi metto a scrivere in inglese (anzi, no)

Pochi giorni fa, come sicuramente sapete, è avvenuto un fatto tristissimo a Denver, alla prima dell’ultima fatica di Christopher Nolan. Uno squilibrato di nome James Holmes ha fatto una strage sparando in sala, e 12 persone hanno perso la vita. In un video ho visto alcuni bambini vestiti da Batman fuggire dal cinema, e questa immagine mi ha devastato. Ci sono alcuni tweet che fanno letteralmente venire i brividi. Queste solo le parole di una delle vittime, che poco tempo prima era scampata a un’altra sparatoria:

I was shown how fragile life was on Saturday. I saw the terror on bystanders’ faces.

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Leggi il post di pubblicato il 22 luglio in Pensieri

Ci si può affezionare a un’app?

Ci si può affezionare a un’app? Anche se la parola affezionare può sembrare fuori luogo, sembrerebbe proprio di sì. Basta sondare quello che sta succedendo ora che è avvenuto l’ultimo grande, clamoroso, acquisto da parte di una compagnia importante di un app indipendente. Infatti lo sviluppatore e blogger Dominique Leca ha annunciato che il team di Sparrow va a lavorare a Google. Buon per loro.

Il comunicato stampa, per Paul Haddad, sarebbe dovuto essere così:

Someone offered us a ton of money and we’d be idiots to say no. Sorry (but not really).

Ma non possiamo lamentarci. Leca scrive:

We’re joining the Gmail team to accomplish a bigger vision.

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Leggi il post di pubblicato il 21 luglio in Pensieri, Tecnologia

Io e la tecnologia

Una piccola premessa: questo post è un flusso di pensieri, senza una vera formattazione, una scansione in argomenti o idee. È confusionario, forse persino contraddittorio. Ma il fatto che lo stia pubblicando comunque è forse legato in qualche modo ai suoi stessi contenuti. Parlando con un amico pochi giorni fa, ho avuto modo di riflettere su come ci rapportiamo, oggi, con le cose che amiamo e con le cose ci appassionano, e su come la tecnologia stia in un certo senso rendendo le cose un po’ complicate. Mi sono accorto che nel tempo del tutto e subito siamo diventati collezionistiContinua la lettura.

Risposte e chiarimenti su “Perché (non) ti sconsiglio di comprare un Mac”

Ieri ho pubblicato il post Perché (non) ti sconsiglio di comprare un Mac in risposta al discutibile articolo di pinperepette su Apple Mobile. In conclusione ho scritto:

Questo articolo [quello di pinperepette] vuole parlare a tutti, e tutti hanno esigenze diverse, quindi in effetti questo articolo non ha molto senso. Non avrei sprecato tempo a commentarlo se non fosse stato molto interessante, ma mi meraviglio che in un post che sconsiglia di comprare qualcosa a migliaia di lettori (tra quelli di Apple Mobile e quelli dell’autore) non sia chiaro il target, non si parli di costi (il prezzo conta molto nella scelta di un sistema/software/computer), non si parli di esperienza d’uso.

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Leggi il post di pubblicato il 8 luglio in Pensieri, Tecnologia

Perché (non) ti sconsiglio di comprare un Mac

L’articolo Perché ti sconsiglio di comprare un Mac di Pinperepette sta facendo discutere su Twitter e non solo. Evidentemente chi l’ha scritto (lo seguo su Twitter) sa di cosa parla. Il post si rivolge a tutti (quindi a nessuno, tornerò più avanti su questo punto) ma evidentemente va bene così. Nel post ci sono delle vere e proprie perle, come:

I programmi che ci sono per Mac, ci sono anche per Windows, mentre il contrario no.

Really? Segue la frase:

Non è assolutamente vero che Lion è un OS stabile.

Beh, magari è così visto che sembra un’opinione comune, ma io uso Lion dove faccio girare decine di applicazioni insieme, faccio montaggi video, grafica, elaborazione file RAW, webdesign ecc… Continua la lettura.

Leggi il post di pubblicato il 7 luglio in Pensieri, Tecnologia

Responses to “The missing standard for todo apps”

A few days ago I wrote about a problem. There’s not standard for todo apps, they just can’t talk to each other.

Now, there’s a weird thing that I can’t explain to myself. There are tons of gorgeous todo apps out there. Every ones in a while some indie developer or some important software house release a new “todo app” with great features. The experimentation on UI in this kind of apps is mind-blowing. The problem is: there’s still no standard. These apps don’t know how to import and export data to share it. When you want to try a new one, you have to start from scratch.

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The missing standard for todo apps

In the video-editing field XML is used as a standard to move projects from one software to another. This is an important feature that allows us to switch application and even operating system in an easy way while we’re working on a project. Some information is lost in the process, but most of the times the transition is possible and hassle-free. This kind of behavior is so important that when a company like Apple delivers an editing platform that doesn’t support the XML import/export standard (think about the initial release of Final Cut Pro X) people start to legitimately criticize it and move to other solutions… Continua la lettura.

Snaturando Twitter

Prima di parlare di quello che sta succedendo a Twitter, voglio farvi leggere alcune righe di Editoria alla TED. Spunti di riflessione:

TED vende biglietti per eventi fisici e ne sostiene il valore diffondendo i suoi contenuti gratuitamente. Vince gratificando i membri paganti che sono certi di assistere sempre a eventi di grande valore. E in effetti TED riesce a generare questo effetto: i partecipanti appaiono davvero intensamente coinvolti nell’evento, come del resto gli speaker e gli organizzatori.

Insomma, TED funziona bene. Mentre i giornali, per esempio, funzionano sempre peggio. Infatti:

È chiaro che per i giornali la strada è quella di ritrovare una modalità per offrire contenuti di alto valore e alta qualità, per i quali le persone siano disposte a pagare.

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Leggi il post di pubblicato il 30 giugno in Pensieri, Tecnologia

«It was loved, and Apple killed it»

In Someone is Coming to Eat You Michael Lopp racconta di come l’iPod Mini fu ucciso da Apple al Music Special Event nel 2005 apparentemente senza ragione, visto che era il leader del mercato in quel momento, «one of the most popular consumer electronic devices of the time». Suggerisce quindi che quel fatto indicava una chiara strategia che avrebbe caratterizzato Apple negli anni a venire.

Why kill a best-selling product? I think the reason, and, more importantly, an emerging Apple strategy, was announced as part of the keynote. Steve spent multiple slides showing off the Mini’s competition, and, not surprisingly, it looked a lot like the Mini.

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Leggi il post di pubblicato il 29 giugno in Pensieri, Tecnologia

Se il web parlasse una sola lingua

Federico Travaini si è messo a scrivere in inglese, come fece Federico Viticci a suo tempo, ma anche come fanno il blogger Gianfranco Lanzio e tanti altri. Dice che così può parlare a tutto il web, e come dargli torto.

If I write, or speak, in Italian, what I’m trying to communicate is totally unavailable for the rest of the world.

Forse se tutto il web parlasse una sola lingua la vita sarebbe più bella, ma siamo sicuri che rivolgersi a tutto il mondo sia la cosa migliore? Come faccio sempre, provo a sostituire la parola migliore con la parola diverso, ed ecco che le cose si fanno più interessanti… Continua la lettura.

Leggi il post di pubblicato il 20 giugno in Pensieri

Centoquaranta caratteri

Though the 140-character format is a constraint, it need not be seen as a limitation, [..] this characteristic of Twitter can also be seen as an advantage. The brevity of messages allows them to be produced, consumed, and shared without a significant amount of effort, allowing a fast-paced conversational environment to emerge. The varied approaches users take in addressing constraints reveal what they value in specific messages and in Twitter as a conversational environment.

Ho estratto questa citazione (che proviene da qui) dall’ottimo lavoro di Gianfranco LanzioTwitter for Brands’. Come probabilmente già sapete, i noti limiti di Twitter (140 caratteri per tweet, 15 caratteri per username…) erano dovuti inizialmente alla natura del servizio che avveniva tramite SMS… Continua la lettura.

Perché non dovresti cliccare ‘Mi piace’

Qualcuno, ogni tanto, scrive di come e quanto sono diversi Facebook e Twitter. Su quest’ultimo funzionano molto bene i tweet che denigrano il primo offendendone gli utenti – io stesso sono stato testimone di questo fatto quando ho ricevuto una moltitudine di RT esprimendo qualche parere non proprio entusiasta sul social network di Zuck. Ma al di là delle differenze più evidenti, ovvero quelle sulle quali sembrano essere tutti d’accordo e sulle quali quindi mi sembra inutile soffermarsi ulteriormente, ce n’è qualcuna che può venir fuori solo grattando pazientemente la superficie. Si tratta di qualcosa che non riguarda tanto le nostre abitudini sociali, quanto il modo stesso in cui comunichiamo, che è più condizionato di quanto non siamo disposti ad ammettere dai mezzi di cui disponiamo… Continua la lettura.

Mobile internet sucks

Qualche giorno fa ho segnalato su Twitter l’applicazione per iPhone e iPad Onavo Extend. Dopo pochi giorni di utilizzo mi sono reso conto che si tratta di un’app assolutamente indispensabile: comprime infatti i dati trasmessi su 3G in modo da farci risparmiare preziosi megabyte. La caratteristica che mi ha davvero colpito però è un’altra: essendo le immagini oggetto della compressione più sostanziale, l’esperienza d’uso di app come Google Maps (basate in ampia parte sul caricamento di immagini) cambia considerevolmente. Allora mi sono chiesto, perché non possiamo usare questa tecnologia anche su Wifi, per navigare velocemente sulle reti più deboli, come quelle pubbliche?.. Continua la lettura.

Leggi il post di pubblicato il 30 maggio in Pensieri, Tecnologia

Media Mutations: dal Barocco a Twitter

Gran parte del 22 e 23 maggio l’ho passata al convegno Media Mutations a Bologna, a cura di Claudio Bisoni e Veronica Innocenti, ideato da Guglielmo Pescatore. Nonostante i miei studi al DAMS mi avessero già dato la possibilità di cominciare a conoscere e comprendere i nuovi media e il modo in cui la creazione e il consumo di questi si stia evolvendo, le brillanti parole dei relatori mi sono state utilissime per avere una panoramica di questi fenomeni e addentrarmi ulteriormente in alcuni di essi. Una caratteristica del convegno è stata quella di essere per così dire augmented, supportato efficacemente dai social media (ma il contrario sarebbe stato un controsenso)… Continua la lettura.

Leggi il post di pubblicato il 24 maggio in Pensieri, Tecnologia

I podcast durano troppo?

Federico Viticci si chiede se sia l’unico a pensare che la maggior parte dei podcast sono troppo lunghi. Vorrebbe che durassero una ventina di minuti e che arrivassero dritto al punto. Non è l’unico. Io adoro le elucubrazioni tecnologiche di Diego Petrucci e Filippo Corti, ma ammetto che a parte il loro podcast (e qualche volta l’ottimo EasyApple) non riesco a seguirne altri perché non ho tempo – o penso di non averne.

Non sarebbe male se i creatori dei podcast potessero taggare spezzoni delle loro puntate con un sistema simile alle keywords di Final Cut Pro X e inserire la suddivisione così creata direttamente nel feed… Continua la lettura.