Curiosità ‘visive’ su Breaking Bad

In una intervista (qui la seconda parte) per Ask A Filmmaker di Kodak.com, il direttore della fotografia di Breaking Bad Michael Slovis rivela alcune curiosità molto interessanti sulla serie. Il mio interesse verso questa intervista non è dovuto solamente al fatto che sono un fan dello show, ma anche al fatto che le risposte di Slovis ci permettono di capire quanto e soprattutto come si lavora ad un episodio di una serie high-concept come questa.

Ogni episodio di Breaking Bad viene girato in 8 giorni, e il tipico giorno lavorativo è di 12 ore – ma in realtà ne vengono trascorse sul set quasi 13. Non tutte le riprese peculiari e insolite dello show vengono dalla sceneggiatura: alcune fanno parte della lista di inquadrature del regista, altre vengono inserite dal direttore della fotografia.

Ritengo che ogni ripresa debba guadagnarsi il suo posto nello show e che ogni fotogramma debba far avanzare la storia. Non dovrebbe esserci perché è cool; dovrebbe esserci perché suscita un’emozione. Molte di queste riprese speciali finiscono per non far parte del montaggio finale. […] Queste inquadrature sono diventate parte del linguaggio di Breaking Bad e funzionano meglio in questo show che in molti altri, quindi tendo a non usarle gratuitamente. A mio avviso devono produrre qualche tipo di reazione emotiva o devono dare agli spettatori delle informazioni che i personaggi non hanno o non possono avere. Ripeto, visto che la scrittura e i personaggi sono così solidi, credo che possiamo fare scelte più coraggiose di altre serie.

Per chi si stesse chiedendo quali siano queste riprese speciali, eccone una selezione.

Nell’intervista si parla anche dello stile di ripresa a spalla – o per tradurre più precisamente, a mano – che caratterizza tutta la serie. In effetti questo stile mi è sempre piaciuto in quanto aiuta a creare la tensione, ma anche la spontaneità, dello show.

Ogni ripresa è il frutto di una collaborazione creativa tra il regista e il direttore della fotografia.

A proposito dell’illuminazione poco naturale: essa, appunto, non vuole essere realistica, ma al contrario è sempre funzionale alla narrazione e alla definizione dello stato emotivo dei personaggi.

La missione che mi sono imposto è quella di aiutare la storia a livello emotivo. Tutto quello che posso fare per interpretare la scena […] diventa uno strumento per raccontare le storie interiori dei personaggi e non semplicemente per impressionare la pellicola. [Breaking Bad] è una storia romanzesca e secondo me dev’essere narrata come tale. Dite che a volte esagero? Io non penso di spingermi abbastanza oltre; Vince Gilligan mi incoraggia continuamente a correre più rischi.

Scritto da il 31/7/2012 in Filmmaking.