Sincerità radicale

Ogni singolo giorno della nostra vita diciamo ad amici, parenti e colleghi tante piccole, innocenti bugie. Lo facciamo tutti, e la cosa non ci infastidisce particolarmente. Il giornalista A.J. Jacobs ha fatto un esperimento: ha provato ad essere totalmente (o meglio, radicalmente) sincero per un certo periodo di tempo. Per farlo si è rivolto all’esperto di sincerità Brad Blanton, che ha dato vita al movimento Radical Honesty. Questo è quello che ne è venuto fuori, ovvero una riflessione su quello che può produrre la sincerità incondizionata, e su come le piccole menzogne articolano la nostra vita. Un pezzo da leggere tutto d’un fiato. Scrive Jacobs:

“Il novanta percento del tempo amo mia moglie” gli ho detto [a Blanton] “e il 10 percento del tempo la odio. Perché dovrei ferire i suoi sentimenti durante questo 10 percento del tempo? Perché non aspettare che questa fase passi per tornare al vero sentimento, ovvero il mio amore per lei?”

La risposta di Blanton: “Perché sei un manipolatore e bugiardo figlio di pu***na.”

Scrive anche:

Il fatto è che gli scomparti separati della mia personalità si stanno unendo. Di solito c’è un sé professionale, un sé casalingo, un sé amico… Ora c’è un solo, unico e inappropriato sé.

La sincerità radicale di cui si parla nell’articolo può portare le nostre maschere a fondersi tra loro. Ognuno di noi contiene diversi personaggi, un po’ come gli archetipi delle fiabe, ognuno con il suo ruolo ben preciso, e sembra che in un certo senso l’autocensura e le bugie traccino i confini tra questi volti differenti. Se diciamo sempre la verità, torniamo forse ad essere uno soltanto. Ma è giusto così?

C’è una cosa che ho notato: quando sono radicalmente onesto, le persone diventano a loro volta radicalmente oneste con me. Poi sento il rancore che sfuma fino a scomparire.

Questa è una cosa che ho notato anch’io. A volte riempiamo le persone con cui viviamo di piccole bugie, ed esse sono altrettanto ipocrite con noi, e come piace dire a tante persone con poco coraggio e nemmeno tanta autostima, lo si fa per il quieto vivere (la cui utilità è estremamente sopravvalutata). Ma capita che abbia luogo un piccolo bisticcio con la persona che abbiamo accanto, o un grande bisticcio, o un litigio violento; in ogni caso c’è una goccia che fa traboccare il vaso e si diventa improvvisamente super-sinceri, come non ci saremmo mai aspettati. E ammetto che a volte è anche stimolante tirare fuori dalle persone queste verità in questo modo, perché vedi i muri crollare, le barriere infrangersi, le difese neutralizzarsi. Quando si diventa, anche proprio malgrado, radicalmente onesti, non c’è perbenismo o buonismo o ipocrisia che possa sopravvivere a lungo. Forse è proprio da quei momenti che abbiamo qualcosa da imparare. O forse sarebbe meglio essere mediamente più sinceri per non arrivare a sfoghi di questo tipo.

Mia moglie mi stava raccontando si quando doveva cambiare sistema operativo sul suo computer. A metà del racconto sono dovuto andare ad aiutare nostro figlio a fare una cosa, e poi mi sono scordato di tornare.

Le mi ha chiesto: “Vuoi sentire il resto della storia?”

“Beh… Mi può servire a qualcosa?”

“Vaff*****o.”

[…] Ho detto a Blanton di come ho detto a Julie che me ne fregavo di sapere il resto della storia sul computer da riparare. Blanton mi ha chiesto cosa ha risposto.

“ ‘Vaff*****o’ ha risposto.”

“Va benissimo!” ha detto Blanton. “Mi piace. Questo è comunicare.”

Vi chiedo di leggere l’articolo per intero perché altrimenti potrebbe sembrare che vi stia invitando a comportarvi male, mentre al massimo si tratta dell’opposto. L’unica cosa che di cui non c’è traccia nel testo, nonostante la sua lunghezza, è una questione più delicata e potenzialmente più interessante: quante piccole bugie diciamo ogni giorno a noi stessi? Mentire di meno agli altri può portarci ad essere più vicini alla nostra vera natura? Oppure una sincerità sfacciata ma superficiale rischia di non produrre nessun vero cambiamento profondo?