Altre riflessioni sul ritorno del cavaliere oscuro

Torno a parlare de Il cavaliere oscuro – Il ritorno, dopo averne già scritto qui, per riportare i pareri di chi ha individuato nel film alcuni problemi, anche grossi. Ripeto che a me il film, nel complesso, è piaciuto, ma non fa male riflettere un momento sugli aspetti meno riusciti della pellicola.

Daniele Daccò scrive su Orgoglio Nerd:

Batman illude lo spettatore rendendo plausibili nel contesto cose come un pugno che guarisce una spina dorsale, una donna in tacchi che stende decine di rapinatori o un nerboruto giovinotto con un respiratore sulla faccia, allo stesso identico modo (per esempio) di Iron Man che rende credibile nel contesto che Stark sia in grado di costruirsi un’armatura in una grotta.

Noi lo accettiamo, sappiamo che è incredibile, ma per Stark ci facciamo una risata e per Batman (siccome è presentato come film filosofico/introspettivo) è tutto spessore.
Nolan si prende troppo sul serio.

Nella seconda parte Daniele scrive:

Torniamo all’esempio di Iron Man. Non è una pellicola di qualità, è piena di incongruenze e sicuramente ha più lacune dal punto di vista tecnico rispetto a The Dark Knight, tuttavia non è una pellicola fatta per essere presa sul serio, non è una pellicola che si presenta come impegnata e profonda. Nessuno va a vedere Iron Man (o The Avengers) per la qualità artistica.

The Dark Knight Rises è omaggiato per il suo spessore e la sua profondità, si presenta come impegnato. E una pellicola impegnata non può avere tanti punti deboli.

Non puoi lamentarti del cibo in un fast food, perché sai che mangerai spazzatura dall’istante in cui sei entrato. Tuttavia in un ristorante francese, pubblicizzato come “alta cucina”, hai tutto il diritto di combattere leggerezze che in un fast food sono la normalità.

Kekkoz scrive:

Si ha la sensazione di un film troncato (letteralmente, al montaggio) da esigenze contingenti, di un’opera dalle aspirazioni gigantesche rinchiusa tra pareti troppo strette (ed era anche compito di Nolan, calcolare la metratura), e il desiderio di chiudere i conti anche con Begins oltre che con Il cavaliere oscuro rende tutto più confuso e incerto. […] Alla fine di fronte a Il cavaliere oscuro – Il ritorno sembra ridursi tutto a un contrasto banale e fuorviante dovuto al confronto con l’impaccio di un secondo capitolo troppo bello per essere ripetuto […] Ma è comunque un film esuberante e generosissimo, coraggioso ed entusiasmante. Pur con tutti i suoi limiti e difetti, viene più voglia di ringraziare che di accanirsi.

Loffio fa notare su N3rdcore i molti problemi di sceneggiatura:

Cosa ci rimane dunque? Un film con troppi buchi nella trama, troppi deus ex machina, troppe soluzioni miracolose, persone che si presentano al momento giusto, colpi di culo e situazioni tenute insieme con lo scotch che traballano alla prima obiezione.

Visivamente spettacolare, riuscito nei personaggi e girato da dio eh? Lo ripeto, ma questo film è il simbolo della crisi della sceneggiatura moderna, ovvero quando nessuno può o vuole dire a uno sceneggiatore che ha scritto una cazzata, e forse è il caso di rivedere quella scena.

Infine CineFatti:

Gonfio di presunzione per il successo ottenuto, il regista britannico ha caricato l’inizio del suo termine di trilogia degli strascichi della bellezza del capolavoro da lui diretto in precedenza. […] Il Cavaliere Oscuro – Il ritorno (traduzioni corrette, queste sconosciute) casca giù di qualche piano rispetto al suo maestoso – nella qualità e non nella quantità – predecessore, ma nel suo genere, in mezzo ai suo fratelli blockbuster e comic-movie, spinge la trilogia verso le vette dell’arte cinematografica.

Scritto da il 12/9/2012 in Filmmaking, Pensieri.