Snaturando Twitter

Prima di parlare di quello che sta succedendo a Twitter, voglio farvi leggere alcune righe di Editoria alla TED. Spunti di riflessione:

TED vende biglietti per eventi fisici e ne sostiene il valore diffondendo i suoi contenuti gratuitamente. Vince gratificando i membri paganti che sono certi di assistere sempre a eventi di grande valore. E in effetti TED riesce a generare questo effetto: i partecipanti appaiono davvero intensamente coinvolti nell’evento, come del resto gli speaker e gli organizzatori.

Insomma, TED funziona bene. Mentre i giornali, per esempio, funzionano sempre peggio. Infatti:

È chiaro che per i giornali la strada è quella di ritrovare una modalità per offrire contenuti di alto valore e alta qualità, per i quali le persone siano disposte a pagare.

Infine Luca De Biase suggerisce una cosa molto intelligente:

TED insegna una cosa: i pochi paganti devono sentirsi membri di un club speciale e, in quanto tali, devono poter accedere a informazioni di valore speciale. In quei casi, anche la pubblicità assume forme di valore più elevato, apparentemente.

Sempre più spesso ci chiediamo come farà una certa app o un certo servizio a sopravvivere senza il giusto business model. Quando questo non viene individuato, succedono cose terribili come l’acquisizione di Instagram da parte di un gigante come Facebook. Allora diciamo: un’app come Instagram poteva offrire funzioni aggiuntive a un certo costo, rimanendo free per tutti gli altri. Ma queste sono idee un po’ semplicistiche (che io stesso ho avuto tante volte), mentre il post di De Biase mi fa pensare che forse il vero business model di questi anni è far pagare agli utenti una sensazione: quella di sentirsi speciali. Se paghi una certa cifra ogni mese, oppure ogni anno: non vedrai i banner, potrai accedere a certe funzioni in anteprima, non avrai certi limiti (che non sono comunque troppo fastidiosi per l’utente medio) e così via. Ma soprattutto ti coccoleremo. L’utente deve pagare con piacere, non come quando paga 10€ per vedere un film 3D ed esce dalla sala col mal di testa. Perché siti come 500px e Buffer offrono piani di upgrade “Awesome”? Perché l’utente deve sentirsi awesome.

Adesso, e finalmente arriviamo al punto, sta succedendo una cosa terribile ma prevedibile a Twitter. Cito il post ufficiale Delivering a consistent Twitter experience di Michael Sippey:

We’re building tools for publishers and investing more and more in our own apps to ensure that you have a great experience everywhere you experience Twitter, no matter what device you’re using. You need to be able to see expanded Tweets and other features that make Twitter more engaging and easier to use. These are the features that bring people closer to the things they care about. These are the features that make Twitter Twitter. We’re looking forward to working with you to make Twitter even better.

Avete presente la cosa che ci piace di più di Twitter? Il fatto che ruota intorno alla straordinaria semplicità ed efficacia dei 140 caratteri? Bene, direi che siamo tutti d’accordo sul fatto che quello che rende Twitter Twitter non sono gli expanded tweets. Eppure leggiamo una cosa assurda e preoccupante come questa:

We want developers to be able to build applications that run within Tweets.

Marco Arment, la mente dietro Instapaper e Tumblr, scrive:

While I applaud Twitter-client developers for making Twitter awesome for me and a lot of others, I’m glad I’m not in that business right now.

Certamente. La strada intrapresa è chiara, a un certo punto Twitter vorrà togliere l’ossigeno (ovvero le API) ai client che in parte hanno decretato il suo successo (pensate a TweetBot). Non scandalizziamoci troppo, Facebook ha adottato questa politica fin dall’inizio, e gli sviluppatori hanno incontrato enormi difficoltà a sviluppare client alternativi. I client alternativi bypassano le pubblicità e questo a Zuckerberg e simili non piace. Per niente. In un tweet agrodolce Mike Beasley scrive:

Hi @twitter @support,

All of your apps suck. If you restrict developer access to the API, users will flock to other sites.

—All of Twitter

Come andrà a finire questa storia non possiamo saperlo, ma se davvero i client terzi spariranno, e rimarranno solo i client ufficiali come il semi-abbandonato Twitter per Mac, che nell’icona ha ancora il vecchio logo (proprio una consistent Twitter experience), per molti la piattaforma di microblogging non sarà più la stessa, e bisognerà guardare altrove.

Scritto da il 30/6/2012 in Pensieri, Tecnologia.