Tecnologia

» Come si contano le visualizzazioni su YouTube? 

E cosa significa quel misterioso numero 301?

27 giugno

» Immagini 3D “indistinguibili dalla realtà” 

L’esperto di tecnologia 3D di Sharp Labs Europe Jonathan Mather spiega qual’è lo stato attuale del 3D stereoscopico e quali sono le prospettive future. Tra i meriti di questo video divulgativo c’è quello di mostrare chiaramente il funzionamento del 3D glasses-free. Qui c’è il post completo per approfondire.

The ultimate goal is to make a holographic display that shows images that are indistinguishable from reality.

via The Verge

26 giugno

Centoquaranta caratteri

Though the 140-character format is a constraint, it need not be seen as a limitation, [..] this characteristic of Twitter can also be seen as an advantage. The brevity of messages allows them to be produced, consumed, and shared without a significant amount of effort, allowing a fast-paced conversational environment to emerge. The varied approaches users take in addressing constraints reveal what they value in specific messages and in Twitter as a conversational environment.

Ho estratto questa citazione (che proviene da qui) dall’ottimo lavoro di Gianfranco LanzioTwitter for Brands’. Come probabilmente già sapete, i noti limiti di Twitter (140 caratteri per tweet, 15 caratteri per username…) erano dovuti inizialmente alla natura del servizio che avveniva tramite SMS… Continua la lettura.

Perché non dovresti cliccare ‘Mi piace’

Qualcuno, ogni tanto, scrive di come e quanto sono diversi Facebook e Twitter. Su quest’ultimo funzionano molto bene i tweet che denigrano il primo offendendone gli utenti – io stesso sono stato testimone di questo fatto quando ho ricevuto una moltitudine di RT esprimendo qualche parere non proprio entusiasta sul social network di Zuck. Ma al di là delle differenze più evidenti, ovvero quelle sulle quali sembrano essere tutti d’accordo e sulle quali quindi mi sembra inutile soffermarsi ulteriormente, ce n’è qualcuna che può venir fuori solo grattando pazientemente la superficie. Si tratta di qualcosa che non riguarda tanto le nostre abitudini sociali, quanto il modo stesso in cui comunichiamo, che è più condizionato di quanto non siamo disposti ad ammettere dai mezzi di cui disponiamo… Continua la lettura.

Mobile internet sucks

Qualche giorno fa ho segnalato su Twitter l’applicazione per iPhone e iPad Onavo Extend. Dopo pochi giorni di utilizzo mi sono reso conto che si tratta di un’app assolutamente indispensabile: comprime infatti i dati trasmessi su 3G in modo da farci risparmiare preziosi megabyte. La caratteristica che mi ha davvero colpito però è un’altra: essendo le immagini oggetto della compressione più sostanziale, l’esperienza d’uso di app come Google Maps (basate in ampia parte sul caricamento di immagini) cambia considerevolmente. Allora mi sono chiesto, perché non possiamo usare questa tecnologia anche su Wifi, per navigare velocemente sulle reti più deboli, come quelle pubbliche?.. Continua la lettura.

Leggi il post di pubblicato il 30 maggio in Pensieri, Tecnologia

Media Mutations: dal Barocco a Twitter

Gran parte del 22 e 23 maggio l’ho passata al convegno Media Mutations a Bologna, a cura di Claudio Bisoni e Veronica Innocenti, ideato da Guglielmo Pescatore. Nonostante i miei studi al DAMS mi avessero già dato la possibilità di cominciare a conoscere e comprendere i nuovi media e il modo in cui la creazione e il consumo di questi si stia evolvendo, le brillanti parole dei relatori mi sono state utilissime per avere una panoramica di questi fenomeni e addentrarmi ulteriormente in alcuni di essi. Una caratteristica del convegno è stata quella di essere per così dire augmented, supportato efficacemente dai social media (ma il contrario sarebbe stato un controsenso)… Continua la lettura.

Leggi il post di pubblicato il 24 maggio in Pensieri, Tecnologia

I podcast durano troppo?

Federico Viticci si chiede se sia l’unico a pensare che la maggior parte dei podcast sono troppo lunghi. Vorrebbe che durassero una ventina di minuti e che arrivassero dritto al punto. Non è l’unico. Io adoro le elucubrazioni tecnologiche di Diego Petrucci e Filippo Corti, ma ammetto che a parte il loro podcast (e qualche volta l’ottimo EasyApple) non riesco a seguirne altri perché non ho tempo – o penso di non averne.

Non sarebbe male se i creatori dei podcast potessero taggare spezzoni delle loro puntate con un sistema simile alle keywords di Final Cut Pro X e inserire la suddivisione così creata direttamente nel feed… Continua la lettura.

Vuoi vedere il mio film in 2D, 3D o IMAX 3D? A 24p o 48p? Con o senza zucchero?

Photo Credit: (NASA/Paul E. Alers)

Prima di tutto, per chi non avesse letto il mio precedente post sull’argomento, la prima proiezione di 10 minuti dell’ultima fatica di Peter Jackson Lo Hobbit – Un Viaggio Inaspettato ha lasciato un po’ perplessi. I 48 fotogrammi al secondo non convincono, per vari motivi. Ma Peter Jackson è fiducioso:

Ci vuole un po’ per abituarsi. Dieci minuti sono pochi, probabilmente ci vuole un po’ di più. Una cosa che penso che abbia influito è il fatto che è diverso guardare un po’ di scene montate rapidamente una dietro l’altra e un’intero film.

Ho scoperto poi che le riprese di quella discussa proiezione – che secondo Jim Vejvoda «sembrano televisive e fanno pensare al video in alta definizione» – erano prive di color grading e persino gli effetti visivi non erano definitivi… Continua la lettura.

Perché Lo Hobbit potrebbe sembrarti una fiction italiana

Jim Vejvoda di IGN ha visto in anteprima 10 minuti di Lo Hobbit – Un Viaggio Inaspettato di Peter Jackson. Non gli sono piaciuti. Il film è 3D, ma la sua particolarità è un’altra: è girato, e proiettato, a 48 fotogrammi al secondo. Quelli che seguono sono dei tecnicismi, ma costituiscono il cuore della riflessione. Prima di tutto, vi ricordo che un film viene normalmente proiettato a 24 fotogrammi al secondo. L’alta definizione invece, almeno qui in Europa, la guardiamo a 25fps. La televisione invece è a 50 semiquadri al secondo (diciamo che sono dei fotogrammi, ma dovreste leggere qui per non avere dubbi)… Continua la lettura.

» A psychological barrier to paying online 

There’s a psychological barrier to paying online, and it needs to stop.

0,79€ per un’applicazione? Non ci penso nemmeno. 4€ al mese per un servizio online? Neanche per sogno. Pochi euro per un download digitale? Ma stiamo scherzando? Eppure queste cose, anche sono fatte di bit e non di atomi, hanno un loro valore, ma nel 2012 la maggior parte delle persone non spenderebbe un centesimo per un contenuto digitale. Un po’ perché siamo tirchi, un po’ perché siamo stati educati male. Ma di chi è davvero la colpa? (segnalato su Twitter da Federico Travaini)

24 aprile

Il nuovo Facebook è peggiore del vecchio che era migliore di quello prima

The Hacker Way is an approach to building that involves continuous improvement and iteration. Hackers believe that something can always be better, and that nothing is ever complete. They just have to go fix it — often in the face of people who say it’s impossible or are content with the status quo.*

Così scrive Mark Zuckerberg in una lettera ai potenziali investitori. Queste parole hanno finalmente reso chiaro e limpido nella mia testa quello che ritengo essere un grave problema di Facebook e del web in generale (se non addirittura della tecnologia odierna, ma non mi voglio sbilanciare) che fino ad oggi non ero riuscito a mettere a fuoco… Continua la lettura.

Valve, dove le scrivanie hanno le ruote

Avete presente Valve? La software-house di Half-Life e Portal? Bene, Valve è un’azienda dove ogni dipendente ha il potere di approvare e finalizzare un prodotto. Un’azienda senza management.

Abbiamo un fondatore/presidente, ma nemmeno lui è il tuo manager. Sei tu a guidare questa compagnia, verso le opportunità e lontano dai rischi.

Questo documento è il curioso e affascinante modo in cui i loro principi vengono comunicati ai nuovi dipendenti.

Per dirne una: le scrivanie hanno le ruote, perché nemmeno la posizione fisica dei dipendenti è decisa da qualcuno, e ognuno è libero di spostarla dove serve in un determinato momento… Continua la lettura.

» Pixar sta per sorprenderci di nuovo 

Tutti amano la Pixar. Guardando i loro film i bambini si divertono, i ragazzi si appassionano, gli adulti riflettono, i nerd godono di fronte allo spettacolo di dinamiche dei corpi rigidi, ombre, riflessi e animazioni da urlo.

A quanto pare Brave rappresenta un ulteriore passo avanti dal punto di vista tecnico.

Joel Stein (TIME):

Brave è stato realizzato con la prima riscrittura del sistema di animazione di Pixar in 25 anni. I software sono sempre andati bene per far rimbalzare tra di loro forme geometriche perfette. (Ecco perché tutti questi film su giocattoli, robot e macchine. Persino in Alla Ricerca di Nemo le superfici sono per lo più piatte.) Questi stessi software non sono altrettanto bravi nel riprodurre lunghi, selvaggi e ricci capelli rossi che frusciano, agitati dal vento, in un ambiente fatto di alberi e rocce ricoperte di muschi e licheni. Brave è più ricco e colorato di qualunque film in computer-grafica realizzato fino ad oggi.

Samad Rizvi:

Considerando che Pixar ha usato lo stesso sistema di animazione per 25 anni, è ancora più sorprendente la qualità tecnica dei loro film (e il suo costante miglioramento). Sono quindi ansioso di vedere cosa sarà capace di fare lo studio con il nuovo sistema. Qualche indicazione l’abbiamo avuta dai trailer, ma sento che Pixar sta per sorprenderci di nuovo.

Guardate questo video per capire di cosa si sta parlando.

3 aprile

Un’esperienza migliore del web: Readability contro Instapaper

Secondo Anil Dash Readability e Instapaper «semplicemente non sono in competizione». La sua è un’analisi molto estesa e appasionante della diatriba a proposito dei due servizi.

Le app per la lettura danno alle persone un’esperienza migliore del web, ma lo fanno in un modo che è in tensione con l’attuale modello di business editoriale, e ci vorranno dolorosi e dirompenti cambiamenti per risolvere questa tensione.

Sono un utente affezionato di Readability, ma credo che nel post non venga menzionato un problema di quest’ultimo: dei soldi raccolti per i publisher, quanti finiscono veramente nelle loro mani?

Michael Sippey:

My issue with Readability is this line: 70% of your monthly contribution is earmarked for the writers you read.

.. Continua la lettura.

Leggi il post di pubblicato il 1 aprile in Tecnologia